MASS
MEDIA: O BUONI O NIENTE
Il cattolico "consumatore di media" è sempre meno dissimile
dall'insieme delle persone che guardano la televisione o leggono un giornale.
In edicola compra gli stessi giornali acquistati dal resto della popolazione,
e quando schiacciai bottoni del telecomando il cattolico tende a finire dove
finiscono tutti gli altri: privilegia il telegiornale nazionale per l'informazione
e le reti private (Mediaset) per lo svago. Insomma sono poche le differenze
ma se analizzate risultano comunque significative: i giornali cattolici, che
vengono spesso considerati di "seconda lettura" e quindi affiancati
ad altre testate laiche, sono letti per avere un punto di riferimento, un parere
autorevole. Non a caso, in questi giornali, gli editoriali sono i pezzi più
letti. In generale, il cattolico praticante si dimostra critico nei confronti
dei loro media, ma nello stesso tempo, li considerano necessari. I cattolici
si distinguono invece, per il consumo di settimanali: meno rotocalchi con pettegolezzi
ed evasione e più con attualità, tematiche familiari ed evidentemente
religiose. Ultimo punto fondamentale: come tutti anche il cattolico non compra
più un giornale a scatola chiusa, solo per impegno o dovere. I giornali,
cattolici o laici che siano, sono sottomessi alla medesima legge di mercato:
devono essere di buona anzi di ottima qualità. E quanto emerge, in sintesi,
da un indagine svolta in Italia e commissionata dal quotidiano cattolico Avvenire.
Significativa la frase che ricorre più spesso nei giudizi espressi dagli
intervistati e che segna in modo eloquente il motivo per il quale un buon giornale
cattolico viene letto: "è capace di fare cultura".